Onorevoli Colleghi! - Il calcio professionistico sta vivendo un momento difficile con l'avvio di indagini della giustizia ordinaria e sportiva su fenomeni corruttivi che sembrano diffusi tra dirigenti e società sportive, arbitri e giocatori.
      Purtroppo, il mondo del calcio, in anni lontani come in anni più recenti, è stato turbato molte volte da scandali.
      Ricordiamo brevemente il derby della Mole del 1927, che portò alla revoca dello scudetto al Torino, e il cosiddetto «scandalo del calcio-scommesse» del 1980, che si risolse con pesanti penalizzazioni per i giocatori e per le squadre coinvolte e, ancora, la retrocessione del Genoa dalla seria A alla serie C, nel 2005 nonché l'inchiesta e il processo a dirigenti di una squadra accusata di «dopare» alcuni giocatori.
      Mentre si consumavano questi scandali, il calcio si è trasformato, le società sportive sono diventate delle vere società per azioni di diritto privato, alcune di esse addirittura si sono quotate in borsa, con tutte le conseguenze che questa nuova posizione comporta.

 

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      Il gioco del calcio è divenuto così un'industria, dove interessi economici e passioni umane si mescolano pericolosamente senza che si siano innovate corrispondentemente le strutture di gestione e di controllo del sistema del calcio professionistico.
      L'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta vuole contribuire a fare luce sui fatti accaduti in questi ultimi anni, sulle responsabilità sportive e penali dei singoli e delle società; ma, soprattutto, vuole promuovere l'elaborazione di un nuovo quadro di norme che riporti il gioco del calcio nel suo alveo naturale, quello sportivo, senza disconoscerne comunque l'impatto economico, e al tempo stesso restituire la trasparenza indispensabile a un gioco legato ai concorsi pronostici che, tra l'altro, con le loro entrate finanziano tutto lo sport dilettantistico il quale, non dimentichiamolo, ha un'alta valenza morale, educativa e sanitaria principalmente per la formazione dei bambini e dei giovani.
      Questo è il dovere della politica, che deve avere il coraggio di prendersi la responsabilità di ammettere gli errori e le omissioni commessi e di correggerli.
      I tempi per ridare credibilità all'immagine sportiva dell'Italia sono stretti, soprattutto se si vuole ancora concorrere a giusto titolo alla candidatura per ospitare i Campionati europei di calcio del 2012, un'occasione non solo sportiva, ma anche dai forti riflessi economici per tutto il Paese.
 

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